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La Tsuba

I Samurai hanno sempre destato un certo fascino per noi appassionati di arti marziali e non solo loro si intende, in generale tutto ciò che proveniva da oriente e che parlava di lotte, scontri e combattimenti.

Quelli della mia generazione poi, sono cresciuti con Itto Ogami, Gemon, Bruce Lee e tutti quei personaggi che costellavano i manga giapponesi e che rappresentavano quella cultura così distante e misteriosa che tanto ci incuriosiva.

Fin da piccoli abbiamo collezionato o quantomeno avuto “armi” che a quel mondo si riferivano, la Katana, di plastica prima (per carnevale..) di legno poi, magari in palestra.

I Nunchaku, quanti gomiti sono partiti e quante botte in testa o sulla schiena pur di emulare Bruce Lee, io personalmente ad un certo punto ne ho trovato un modello rivestito in gomma piuma il che è stata una salvezza per le mie povere ossa.

Le Shuriken, le stellette dei Ninja, quelle poche volte che riuscivi a farle piantare da qualche parte ti sentivi un eroe.

Col tempo poi abbiamo imparato a conoscere i Bokken, le Wakizashi, i Tantò, tutti oggetti che usiamo in palestra per i Kata ma c’è un oggetto, uno in particolare che conosciamo davvero poco, forse perchè, erroneamente lo riteniamo un accessorio non troppo importante delle Katana, forse perchè all’ombra di una lama lucente ed affilata, questo piccolo circoletto di metallo ci sembrava davvero insignificante: la Tsuba.

La Tsuba o Elsa (o paramano) è invece uno degli elementi più importanti e riconoscibili di una spada da Samurai.

La Tsuba ha infatti un posto d’onore nella valutazione dei conoscitori e dei collezionisti, è questo elemento uno degli oggetti più ambiti da esporre nelle teche dei musei d’ogni parte del mondo. Le prime Tsuba furono ritrovate nelle tombe e nei Dolmen del popolo Yamato ( II sec. aC -VIII dC ), quando le spade erano a doppio tagliente e le Tsuba erano in semplice ferro e destinate al solo uso pratico.

Dal 1550 al 1600 però questa concezione cambiò e sulle Tsuba cominciarono a comparire i primi disegni in rilievo, realizzati in ottone (Jingo.Tsuba), il crisantemo (kiku), simbolo del potere imperiale, il fior di Ciliegio, Sakura, che simboleggiava la primavere, stagione cara ai Samurai perchè dava inizio alle battaglie, la Carpa, Koi, stoica ed insensibile e perfino la svastica che negli ideogrammi giapponesi rappresenta il numero diecimila e che da quindi un senso di infinito, basti pensare alla parola Banzai che è l’augurio di una vita lunga 10000 anni, erano alcuni dei temi preferiti dagli armaioli per essere rappresentati sulle loro Tsuba.

Con l’andar del tempo, le Tsuba divennero sempre più ricercate, disegni venivano realizzati in luce aperta, i particolari diventavano sempre più precisi ed il prestigio dell’armaiolo che le aveva realizzate dava alla spada e al Samurai che la possedeva un valore ancor maggiore.

Per un certo periodo, durante l’era Tokugawa, la più lunga e pacifica delle ere di cui la storia giapponese è scandita, le Tsuba vennero realizzate in oro massiccio ma queste servivano più a soddisfare le manie di protagonismo e di antagonismo tra i Daymio dei vari differenti casati. Questa usanza venne ben presto abbandonata anche a causa di un editto dello Shogun di Kyoto che proibiva l’utilizzo del prezioso metallo, relegandolo solo ad uso di alcuni dignitari esclusivi.

Le Tsuba insomma sono un elemento prestigioso del corredo del Samurai che purtroppo, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, vennero considerate, dagli occidentali che le commercializzavano, poco più di un ciondolo da utilizzare come portachiavi o di un esotico ferma carte.

Un’ultima curiosità poco conosciuta su questi oggetti. Spesso, soprattutto sulle Tsuba destinate alle Wakizashi, ai lati del foro centrale, destinato alla lama, si trovavano altri due fori, uno destinato alla Kozuka, un coltello sottile la quale lama correva parallela a quella della spada e uno destinato al Kogai, uno stiletto privo di fendente che spesso veniva utilizzato dai Samurai come spillone per capelli.

…ma di questo, se avrete voglia di leggermi, vi parlerò più avanti..

La Koi ….che, come dice il titolo, significa Carpa in giapponese é un animale simbolo della mitologia di questo Paese.
La Carpa infatti impersonifica la virtù dei Samurai perchè è insensibile al dolore e rimane immobile anche quando la sua carne viene tagliata a vivo, per essere mangiata.
Inoltre la Carpa risale la corrente affrontando le avversità del fiume e superandone gli ostacoli, proprio come dovevano fare i Samurai nel loro percorso evolutivo per il raggiungimento dei precetti dettati dal Bushido.
Come molte leggende del Paese del Sol Levante. anche questa trae la sua origine da alcuni racconti cinesi che esaltavano le qualità di resistenza fisica e mentale di questo pesce.
Secondo la mitologia cinese, dopo aver risalito il Fiume Giallo, la Carpa avrebbe attraversato la “Porta del Drago” e si sarebbe trasformata in questo ben più nobile animale, una metamorfosi che per i Samurai veniva vista come la conquista della pace interiore e l’assunzione ad uno stato mentale ben più elevato di quello di un semplice guerriero. 
La leggenda è talmente viva e radicata nell’immaginario cinese e giapponese che tutt’oggi l’espressione utilizzata per definire il superamento di un esame o il raggiungimento di un traguardo, è proprio “saltare la porta del Drago”.
🥋🥋🥋
     

It’s Judo time

Riprendere il Mercoledì ad Azzano dopo settimame di stop (anche se un allenamento lo avevo già fatto) è roba da pazzi.
I ragazzi migliori della Provincia riuniti in quello che più che un allenamento è uno scontro tra Titani.

In mezzo io..????

Prendo Marco, uno tra i Judoka migliori, forse oggi il migliore, 73 kg forse meno, 23 anni, si allena poco ma è un talento e fa volare tutti. Bello, simpatico, micidiale.
Non si spettina nemmeno mettendolo in lavatrice.
È un figo lui…dico serio..

Entra profondo Marco, a destra, a sinistra, fulmineo.

La lotta sulle prese è ad armi pari .
Io forte, piazzato, con due tenaglie al posto delle mani, inoltre sono leggermente più alto.
Lui veloce, scattante, agile.

Finalmente ci siamo inizia lo scontro.

Faccio valere la mia forza fisica ma non voglio rendere l’incontro stantio, del resto è un Randori, poco mi interessa il punto qui è la ricerca della perfezione che conta. È il momento, l’istinto.

Marco è veloce, troppo veloce per me che sembro Gozzilla sedato e pronto per la sala operatoria…. entra, cambia le prese….approfitto…mi parte un O Uchi da paura, lo abbraccio, crolla al suolo e io con lui…IPPON…caxxo…Ippon sicuro…???…altro che non mi importa il punto…?????

Ci rialziamo, sono felice mi sento un ibrido tra Teddy Riner e Shoei Ono con un pizzico di Maruyama …???…ho detto Maruyama non Marjuhana..pensate sempre male !!

Marco mi sorride…è un figo l’ho già detto..so che ora mi mena…???

Parte, fa le prese, entra a destra, a sinistra, finta un ashi waza, cambia, entra d’anca a sinistra, veloce, profondo, potente….
Il mio istinto da Bradipo claudicante non può nulla…i piedi si staccano da terra…decollo…viene giù con me Marco e le mie ossa scricchiolano tutte ma proprio tutte, le costole si comprimono oltre il fisiologico, espiro gridando un Kiai ma ne vien fuori una specie di rutto imbastardito con il rantolo di un cinghiale morente…vedo le stelle..penso al Curling…avrei dovuto fare Curling…???

Ci alziamo si scusa “non volevo finirti addosso”..”va la” dico io “se avevo paura del dolore giocavo a scacchi ” …ci diamo il 5…si riparte…mi fanno male perfino i capelli…sono stravolto e sudato come sudo io….lui è ancora pettinato…???

Respiro a fatica adesso..sento dolore e sono felice…sono felice perchè il dolore mi fa sentire vivo…forte…potente…sono un guerriero…non importa quanto bravo…quanto scarso…sono un guerriero, mi rialzo sempre, non mi tiro mai indietro.

Torno a casa…sono solo…un pò mi dispiace…il Judo mi rende vivo…questo è amore…amore vero..lo avevo scordato un tempo…ma l’amore, quello vero non finisce….e io lo condivido volentieri con voi…

Notte…

Mondiali Master

E iniziata ieri, 10 ottobre 2019 la nuova avventura dei Master del Judo, i Campionati Mondiali di Marrakesh.
I numeri anche quest’anno sono impressionanti 1183 da ogni parte del Mondo, Africa, Europa, Asia, Americhe ed ovviamente i Paesi dell’ex Unione Sovietica, instancabili ed immancabili combattenti.

La Francia come al solito schiera la squadra più numerosa, sono 386 infatti gli Atleti provenienti da questa Nazione, seguita dall’Italia con i suoi 75 Atleti, un numero relativamente basso peril nostro Paese, forse a causa della vicinanza col Campionato Europeo di Las Palmas, svoltosi a fine Luglio che ha portato via troppe risorse sia dal punto di vista umano che da quello economico, facendo optare molti Atleti per una sola delle due Competizioni.

Il Brasile schiera invece 68 partecipanti, confermando comunque la Eco che queste competizioni generano in noi vecchi Leoni da Arena di ogni parte del Mondo.

Molto suggestiva la Location, un mega tendone dal sapore berbero che campeggia sulla città , location dove per altro tra una settimana si svolgerà poi il Campionato mondiale Juniores.

Non si sono fatti attendere i primi risultati nelle categorie da M6 a M9, con il nostro Armando Vettori, Savonese che ha conquistato il terzo gradino del podio.

Al via oggi alle 11,00 le categorie M1 e M3che potrete seguire su questo stesso sito sulla pagina dedicata all’ evento

Marrakesh World Championship 2019

Un grosso in bocca al Lupo a tutti i nostri ragazzi, divertitevi e fateci godere !!!

FACCIAMOCI RICONOSCERE !!

Uniti. Eleganti. Riconoscibili.
Ecco lo scopo che ci siamo prefissi!!

Dopo un sondaggio che ha coinvolto l’intero movimento Master, su modelli, colori e scritte, FINALMENTE ci siamo, finalmente è stata delineata la nuova Divisa Italia Master Team scelta da Noi per Noi.
Tute,, magliette e giacche, belle, nuove e griffate, per non essere più l’armata Brancaleone del Judo Internazionale.
Dato che come atleti “adulti” non veniamo espressamente riconosciuti, abbiamo deciso di “regalarci” una Divisa, qualcosa che ci rendesse squadra, qualcosa che ci definisse come Atleti, come Atleti di una Nazionale,

Qualcosa che desse un segnale, un segnale forte. NOI CI SIAMO…e siamo fieri di essere Italiani.

 

 

 

Questa iniziativa nasce indietro nel tempo, quando ad un vecchio Europeo vidi una squadra unita cantare l’Inno di Mameli, fiera di ciò che era ma senza un’identità precisa; tute diverse, magliette diverse, borse diverse. Chi con il Trolley,  chi con lo zaino, alcune borse delle vari palestre di appartenenza, i più eleganti sfoggiavano improbabili magliette del Decatholn personalizzate ad hoc per l’occasione. Poche bandiere, pochi stemma se non quelli cuciti sul Judogi.

E così nacque l’idea, un piccolo sogno che ho inseguito fin qui!!

Ora grazie a Judgistore.com quel sogno è diventato realtà.

Dalla tuta al giubbotto, dalle magliette ai pantaloncini, tutto personalizzato. ITALIA, Judo Master Team, perchè vincere o perdere non ha molta importanza quello che conta e far sapere per chi stai combattendo…

FACCIAMOCI RICONOSCERE !!

 

JUDOGISTORE.COM

 

..qualche giorno, per caso, a Tokio

5 Giugno 2019

Dal Taxi….la prima sensazione arrivato a Tokyo è quelle di essere in un altro pianeta, altra gente, altri costumi, diverso il modo di costruire, città immensa con palazzi enormi e grattacieli praticamente attaccati tra loro, uno a ridosso dell’altro.
L’odore del mare ha pervaso le mie narici nell’istante in cui si sono aperte le porte dell’Aeroporto, anche se non lo vedo so che è vicino.
Ora doccia e giro al Kodokan nonostante la notte di merda passata in aereo, tra puzza di piedi, starnuti e….quant’altro (ho capito perchè i Giapponesi indossavano tutti le mascherine) ma sono qui per caso e devo approfittare di ogni istante libero che ho…ma prima provo il bagno riscaldato e con idrogetto annesso….ora ci rido ma tra poco ???

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Visto che non dormo scrivo…

Tokio 6 Giugno 2019 ore 3 di notte ..
A guardarli in faccia questi nipponici sembra facciano quasi tutti Judo o Karate, i restanti a mio avviso sono maghi del computer, geni o nerds, che dir si voglia.
Trovo che le donne, peraltro tutte magre, siano o molto belle o molto brutte, probabilmente a causa dei miei canoni di bellezza troppo occidentali, in ogni caso quelle belle sono davvero belle e quelle brutte pure… brutte!! Davvero!!
Stanno tutti col naso appiccicato al telefonino, strano a dirsi, molto più di noi e proprio per questo in metropolitana come per strada c’è un silenzio irreale, non si parlano ma quando lo fanno sono chiassosi e simpatici…..almeno così sembra.
Molti chattano, molti, forse troppi, soprattutto i più giovani, giocano a chissà cosa…
Disegni manga e personaggi dei cartoni, sono presenti in ogni dove, perfino dove non te li aspetti; cartelloni pubblicitari, insegne, giornali, nei menù dei ristoranti, sui loro abiti ed ovviamente passeggiando ho visto almeno due negozi dedicati.
Pikachù ma anche Daitan, Goldrake, ricordi di un passato che qui à ancora presente.

Stasera nonostante la stanchezza post volo ho camminato per quasi un ora perdendomi tra le vie…lo faccio sempre quando visito posti nuovi è il mio modo di guardare il mondo….a cazzo !
La città è pulita, non una carta, non un mozzicone di sigaretta, hanno piccoli spazi appositamente adibiti ad aree fumatori. Di giorno è grigia e apparentemente vuota nonostante la sua vastità ma di notte si illumina, i negozi rimangono aperti e brulica di vita e di vite che brulicano…
Il quartiere dove sono alloggiato il ROPPONGI da l’aria di essere uno dei più vivi, sembra il centro commerciale/finanziario, ci sono il grattacielo della Xerox, quello della Konami (play station) e altri brand riconoscibili.
C’è anche una brutta copia della Torre Eiffel…

Il cibo non è male, c’è ovviamente tanto pesce, poi zuppe e carni cucinate a mo di spezzatino con intingoli dall’odore invitante.
Io stasera ho mangiato tanto fritto di pesce condito col wasabi ed è questo credo uno dei motivi per il quale non riesco a dormire.
Poi soffro molto il jet leg, non è la prima volta che mi capita ed infine Luca… il mio compagno di stanza che credo abbia un rospo in amore ficcato in gola…..un grosso rospo in amore….

Il Kodokan un sogno. Spero di trovare il tempo di poter fare qualche allenamento ben fatto.
La storia che l’ascensore non ferma a tutti i piani è vera, sono piani riservati agli atleti di alto livello e alle donne, per non sbagliare in ascensore non ci sono nemmeno i tasti.

Riprovo a dormire, altrimenti diventa davvero difficile che io possa lavorare domani e men che mai allenarmi…
Qualcuno sa dirmi come si uccidono i rospi ???

Notte !

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Sempre Tokio…7 Giugno ore 5 ( andiamo migliorando).
Ieri primo giorno. “Sfortunatamente” non è arrivato il materiale (il motivo per cui sono qui )…facciamo qualche rilievo, poi ci tocca il giorno libero ..Tokio arrivoooo….
Alle 10 siamo di nuovo in hotel, ma mentre aspetto il mio turno per andare in bagno ( Luca sta scaricando le sue frustrazioni per il materiale mancante), crollo…era ovvio…ho dormito sei ore in due notti, doveva succedere.
Mi sveglio alle due del pomeriggio, mi sento come se mi avessero shakerato con due parti di sassi e una parte di bastonate…un Bloody Alessio…..non sanguino in realtà ma rende l’idea.
In camera c’è una poltrona massaggiante per nani, mi ci siedo e la accendo. È così piccola che mi massaggia da sotto le scapole a sopra il ginocchio , per cervicali e polpacci devo spostarmi io…
Sembra fatta con biglie d’acciaio e il risultato è che invece di rilassarmi mi frolla.
Mi sento una ….. ma doccia e viaaaaaa.
Non sono nemmeno le tre vado diretto verso il Kodokan ma prima cerco qualcosa di riconoscibile da mangiare e la scelta finisce su una specie di croissant farcito con pomodoro, e formaggio…niente male, poco ma niente male..
Arrivo a Korauken il quartiere del Kodokan e mi incammino verso la KuSakura per acquistare un Judogi ma…”Giovedì chiuso”…ecchecaxxxxx
Così riprendo a girare nel mio solito modo….a cazzo… e mi imbatto in questo negozio di articoli da Kendo….estasi….
Sa di antico, come purtroppo le commesse, tre signore in kimono () che insieme raggiungono i 413 anni ma sono gentili e mi lasciano scattare qualche foto…tra le tsuba e i bokken da allenamento ci sono Katana, Wakizashi, Tanto e altre armi di cui non conosco il nome, vere, alcune “economiche”,  alcune costosissime…. se avessi due milioni di euro affitterei un aereo per metterci i 5 milioni di euro di roba che vorrei acquistare.
Poco più avanti c’è un piccolo negozio dedicato al Judo..entro compro qualche souvenir e provo in paio di Judogi….ma hanno tutte taglie per quelli che hanno ideato la poltrona massaggiante della mia stanza…
Basta…è ora di andare ad allenarmi. Emozione..

Dopo alcuni documenti d’obbligo, finalmente salgo al 4° piano dove si trovano gli spogliatoi…via le scarpe, nei locali si va in giro scalzi…negli spogliatoi incontro Rob, un ragazzo Canadese che è di casa qui e mi accoglie con amicizia, spiegandomi le poche (molte) regole di comportamento e di ingaggio per il randori.
Saluta tutti i Maestri, saluta prima di entrare, fai sempre Uchi komi su un determinato lato della palestra senza mai dare le spalle alla foto di Kano Shian…. oppure ti costringono a fare Seppuku ( hara kiri) …mi sto cacando sotto….ma forse è per colpa di Luca che teneva il bagno occupato…..

Al Kodokan non c’è saluto, non c’è riscaldamento, nessuna spiegazione….sali sul Tatami ti sciogli per conto tuo e via…ma sempre seguendo le poche (molte) regole che mi vengono rispiegate da un giovane Sensei che sembra una bestia da gara…basti guardargli le orecchie, esplose, altro che “cavolfiore”, sembrano due popcorn
Mi scaldo un po’.
Il primo randori lo faccio con un Coreano sulla trentina, forse meno, che insieme ad altri due connazionali, sembra essere spaesato come me…è grosso, almeno 95 kili, è forte…ci ” picchiamo” dimeticandoci del mondo, è questo che succede non appena fai le prese, perfino al Kodokan dove almeno dieci Maestri sesti, settimi e ottavi Dan (giapponesi) ti guardano in silenzio.
Ci divertiamo, l’incontro è bello, qualche proiezione io, qualche proiezione lui….ma alla fine vince l’umidità al 176% e dopo qualche minuto ci salutiamo, sudati, complimentandoci l’un l’altro…
Li invito tutti o vengo invitato, uno dopo l’altro, perfino la “bestia” da gara che , dopo un primo Uchi Mata che mi fa decollare…. si dimostra gentile nel combattere e in qualche modo riesco anche a proiettarlo..secondo me si è buttato…..ma è bello…mi sento forte e loro tra saluti e ringraziamenti ( doimo arigatò gozaimasu) ti ci fanno sentire.
Due ore volano via…doccia..saluti..uno di loro mi chiede anche di fare una foto insieme.si complimentano con me per il mio tatuaggio in kangi, mi chiedono se tornerò, s’inchinano…..esco…quasi mi dispiace…anzi no…mi dispiace proprio, vorrei tornare dentro e dormire li, sentirmi parte di quel posto magico nel quale come Alice, sono finito attraverso uno specchio trovato per caso…il destino.
Sono cotto, salgo in metro, scendo, passeggio …a cazzo come al solito….futurismo, grattacieli, suoni, insegne colorate.
Tradizione…alcune donne in Kimono…ecco la contrapposizione tipica di questo luogo.
Torno in hotel a strizzare Judogi, poi un panino a Burger King….so cosa state pensando..Sushi….Tempura…Ramen….ma sono davvero cotto e dopo la nottataccia di ieri ho bisogno di dormire…il Burger King ha cibi che conosco e birre, non ho nemmeno bisogno di leggere il menù…
Risalgo in camera e dormo….dormo fino ad ora…

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Tokio. 8 Giugno ore 4,30
Tra tradizione, modernità e….
Sono sveglio dall’una.
Anche ieri siamo rimasti fermi, la merce non arriva, problemi di dogana e così mentre i miei colleghi cercano le aree per fumatori, non si può farlo liberamente per strada, io giro.
Ormai come giro lo sapete tutti…a cazzo, mi perdo per una città nella quale è facile perdersi ma dov’ è altrettanto facile ritrovarsi essendo fatta a blocchi.
Trovo piccoli locali, tipici di quei film sul Giappone feudale che ogni tanto vedo su Sky.
Profondi un metro un metro e mezzo, larghi 3 o 4 con “cucina” che poi è una piastra a vista, una lunga tavola a muro e sgabelli, sei o sette. Siamo in centro, tra quartieri di lusso e ipertecnologici, proprio dietro un avveniristico concessionario Porsche.
Piove e fa caldo ma anche con la pioggia non c’è un gran traffico, anzi le strade sono sorprendentemente libere, c’è più gente a piedi che in auto, tutti o quasi con lo stesso ombrello, trasparente, col manico nero.
Nessuno ti guarda, nessuno alza gli occhi. Sono spaesato e affascinato allo stesso tempo, questi hanno davvero un lavoro da svolgere, sanno giá dove andare, sono Giapponesi, sono nati con uno scopo.
Mi sento Tom Cruise nell’Ultimo Samurai, solo un po’ più alto, meno bello e leggermente più povero di lui.
Li guardo estasiato, ne studio i movimenti e cerco di scrutarne l’animo.

Torno all’area fumatori per ritrovare i ragazzi che secondo i miei conti saranno almeno alla sesta o settima sigaretta…del resto sono già passati 15 minuti….li incontro per strada e decidiamo di tornare in l’hotel.

Ne usciamo subito però, dobbiamo comprare dei cutter e alcune ciabatte elettriche, almeno ci portiamo un po avanti. Ci dirigiamo verso un grande magazzino vicino all’hotel, è un posto abbastanza squallido e dozzinale ma fa al caso nostro, non ci serve roba di qualità. C’è un acquario all’entrata, due vasche, una con o soliti pesci…..da acquario, anche se enormi e una un po più piccola con dentro tre murene giganti, annoiate, tristi, ammassate l’una sull’altra senza potersi muovere. Le filmo e le fotograo ma solo per denunciarne, a modo mio, lo squallore.
Saliamo di piano in piano tra vestiti, articoli per la casa, per l’auto, elettrodomestici, vestiti di carnevale ?! e articoli vari, finchè alla ricerca dei nostri cutter l’occhio cade sul reparto erotico… ci sono i classici articoli di questo tipo di mercato, scherziamo sulle dimensioni dei…..dei cosi dai…quelli in silicone e gomma con la forma di….di coso…si dai…bhè andate a guardare le foto per capire di che parlo…
Le dimensioni si…sono sorprendentemente piccoli e ne ridiamo, da bravi Italiani ci vantiamo che da noi quei cosi li sono ben più grandi….
Insomma cosi in silicone, vagine portatili e un simpatico “scaldaano” a batterie del quale ci domandiamo l’utilità……o l’inverno qui è davvero rigido o serve per qualche altro tipo di rigidità.
Sapevo della passione dei Giapponesi per l’erotismo ma trovare questi articoli tra i giocattoli e i vestitini di carnevale mi lascia un po’ perplesso. Vorrei sapere che ne pensa Tom Cruise…..

Forse l’Ultimo Samurai è morto davvero.

Ok pranzo….riposino e….

KuSakura shop…..si lo so che li vendo anche io…ma questi hanno tutto un altro sapore e così faccio la pazzia… Judogi da indossare per le feste, quello per fare le sfilate e guai a chi me lo sgualcisce…..ci aggiungo la cintura col fiore di ciliegio e la scritta Kodokan in Kangi…
Non ho nemmeno iniziato a lavorare e già mi sono speso tutto il guadagno……ma sono contento.
Al KuSakura shop mi fanno anche una foto da appendere sulla loro bacheca e così finisco tra decine di altre facce felici di aver comprato l’unico souvenir che cercavano…tutti col sorriso ebete del bimbo al quale hanno regalato la Play Station..

Vado..it’s randori time…

l’allenamento è stato più semplice, più efficace oggi…ieri… Mi sentivo più a mio agio e riposato. Ho fatto diversi randori, tutti bellissimi e cazzo….alcuni Giapponesi li faccio volare…
Vuoi vedere che sto migliorando ????
Mi sento a casa…ci sono molte facce viste il giorno prima, c’è Rob, il Canadese, c’è Tom un Irlandese, poi Sato e i Coreani in vacanza, con i quali ho allacciato un bel rapporto…
Non indosso il KuSakura…….lo userò per qualche matrimonio o per la cresima di un qualche nipote…

Sul tatami incontro pure Richard un ottantatre enne del Kentucky….o del Massachussets…insomma un Americano che va in giro fermando chiunque e spiegando il suo “finger” kuzushi come lo chiama lui…… parla…..,ti spiega, ha voglia di comunicare ma uno alla volta lo abbandonano tutti e così in un momento di “respiro” becca me e io si sa, fatico a smarcarmi…mi tiene li a spiegarmi cose che conosco già, come fossero i segreti di Fatima ma mi piace, mi fa tenerezza, vuol dire la sua e come ogni vecchietto che si rispetti vuole essere ascoltato….mi fa provare gli esercizi mentre intorno a noi tutti combattono.

Dopo un quarto d’ora volevo ucciderlo.

Dopo venti minuti ho pensato che se mi fossi suicidato io, sarebbe stato più semplice e avrei avuto meno problemi…..anche a livello burocratico.
Finalmente il lampo di genio…. Dico lui che riesco a provare meglio se mi muovo, si insomma in randori…lo ringrazio e cerco un compagno sul quale sfogare questi venti lunghi minuti di stop….ma mi batte sulla spalla e si offre lui come mio avversario…..
Camminiamo per circa due minuti sulla materassina…mi tira due calci forti sugli stinchi, mi squarcia un piede con un unghia che sembra l’aculeo di una pastinaca e cerca anche di fare un doppio passo…inciampa…cede…riesco a tenerlo, non voglio che cada, un po sempre per evitare tutta la burocrazia che conseguirebbe ad un eventuale decesso…seppur accidentale, un po per rispetto di un uomo gentile, con un evidente cicatrice sul petto che condivide la mia stessa passione…ora è stanco ma sembra felice…tutto sommato non ho perso il mio tempo, ne ho fatto guadagnare un po’ a lui…
Mi chiede una foto. Ci stringiamo la mano. Mi esorta ad insistere…..Saluto.

Randori….randori…randori…

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Kodokan. Day three..

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Sensogi Temple. Asakusa.

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Il Giappone che ho sempre sognato.
Tokio, 10 Giugno 2019.
Ieri, Domenica ho esplorato questa fantastica città.
La sera di Sabato ho conosciuto Seina Masumiya, ( che in realtà non m’assumiglia ppè gnente !!!) una ragazza di nemmeno 20 anni che fa “il cartellone” proprio sotto il mio albergo.
Stava li al freddo della sera con un cartello scritto a mano che (mi ha spiegato) pubblicizzava un bar qualche centinaio di metri più avanti.
Seina è piccolina, peserà 20 kg come del resto molte delle sue coetanee, i grandi invece pesano sui 30…è bella ha occhi vispi incorniciati da un visino dolce ed espressivo, è sorridente, ha i capelli raccolti in due codini e porta un lungo vestitino in pile.
Fa parte di quelle donne belle che quando sono belle sono davvero belle..
È l’unica persona che mi ha guardato negli occhi da quando sono arrivato a Tokio e così mi fermo a scambiarci due parole.
Parla un buon inglese, le chiedo qualche informazione, mi scrive i nomi di alcune località, Ikebukuro, Asakusa.. .vorrei chiederle mille altre cose ma capisco che sta lavorando e avere la “guardia del corpo”, in proporzione io sembro King Kong e lei Ann, la ragazza che Kong porta con se sull’Empire State Building… potrebbe non essere un buon affare per i suoi…affari…
La ringrazio, la saluto.

È proprio grazie ai suoi consigli che Domenica, ieri, giro un po meno a cazzo del solito…
Come prima tappa però scelgo Shibuya un quartiere del quale non avevo parlato con Seina. Shibuya è il luogo dove sorge la statua di Hachiko, l’Hakita Inu reso famoso un film con Richard Gere.
Nella realtà il padrone di Hachiko era un giapponese, un insegnante che tutte le mattine prendeva il treno per recarsi al lavoro e Hachi ( diminutivo di Hachiko) lo aspettava tutti i giorni alla stessa ora per rientrare in casa con lui.
Un giorno però il suo padrone morì e non scese più dal treno, Hachi lo attese alla stazione…tutti i giorni per nove lunghi anni, fino alla sua morte.
Il minimo che io che amo gli animali potessi fare, era andare a vedere la sua statua.
Per trovare l’uscita giusta dalla metro chiedo ad un giovane arciere le indicazioni…è bellissimo nel suo abito tipico, si lascia scattare una foto.

Shibuya è piena di gente, ho avuto la sensazione di aver trovato il luogo dove si nascondono i Tokiani…faccio un giro, negozi, ristoranti, sale giochi…confusione…Riparto per Asakusa, c’è un Tempio li, il Sensogi Temple, pare sia molto bello.

Appena sceso dalla metro realizzo di aver trovato quella parte di Giappone che ho sempre sognato, uomini e donne in Kimono, risciò, ventagli.
Incrocio pure un lottatore di Sumo…da cosa l’ho capito ???
Bhè…intanto sembrava aver appena finito di mangiare due buoi, poi l’abbigliamento e la capigliatura…non so perchè….ma non ho avuto il coraggio di chiedergli una foto…

Il tempio è enorme, circondato da un grande parco cosparso di altarini, di statue, di pietre con incisioni e alberi dalle strane forme,, c’è calma, mi piace…trovo un piccolo torrente artificiale, con una cascatina e una parte più quieta dove nuotano delle enormi carpe coi, anche queste tipiche dell’iconografia nippon.
Entro nel tempio vero e proprio, è mastodontico….non grande…, la gente prega, fa offerte e si cosparge col fumo che esce da enormi bracieri posizionati qua e la.
Lo faccio anch’io…non si sa mai porti bene..
Ci sono le case dei monaci con giardinetti ordinati.
Ci sono degli strani telai simili a stendibiancheria dove le persone annodano dei biglietti, ovviamente non capisco di che si tratti, suppongo siano preghiere o desideri ma ahimè anche in Giappone esprimere un desiderio non è gratuito…costa 100 yen…un inezia ma pur sempre un prezzo da pagare.
Giro un pò attorno al Tempio, c’è una galleria con dei negozi di souvenir, mi ricorda il ponte di Rialto a Venezia, negozietti tutti uguali e tutti con gli stessi articoli. Tra questi però ne spicca uno con Katana, armature ed armi antiche, entro e chiedo di poter vedere delle Katana vere, del resto sono un “intenditore”, il negoziante, gentile come tutti qui, mi accompagna all’espositore….
La più economica viene 5000 euro, lo guardo…gli sorrido, scatto qualche foto, fingo di controllare se ho abbastanza soldi nel portafoglio…conto circa dodici euro…cazzo…non mi bastano….scappo prima che si pisci addosso dalle risaie…ehm….risate…si sta facendo tardi, voglio visitare Ikebukuro.

Lascio Asakusa a malincuore perchè è davvero un luogo diverso da ogni altro visto finora.
Arrivo alla stazione della metro di Ikebukuro, è sotterranea è gigantesca ed affollata ci sono quattro uscite, indicate con i punti cardinali. Nord, sud, est e ovest. Seguo quella verso Ovest solo perchè c’e scritto “centrale”, qui sotto è tutto enorme, ci sono negozi, stand…confusione….giro per un quarto d’ora ma dell’uscita ovest nessuna traccia, continuo a seguire le frecce…negozi…stand…confusione…
…mi arrendo…
…chiedo aiuto…una signora gentile mi capisce pur senza parlare l’inglese e mi accompagna fino all’uscita….la ringrazio….aria..ossigeno….finalmente !!

Altro quartiere pazzesco…iperilluminato…ma piove..piove forte, così entro in un centro commerciale, guardo i giocattoli, le macchine fotografiche, i robot…è tardi esco, torno verso l’albergo ma prima cerco un ristorante, uno di quelli per i giapponesi e non per turisti.
Mangio carne in salsa di soia e polpette di patate, formaggio e rapanello, la birra è giapponese…è tutto buonissimo…faccio il bis di polpette, del resto questi non conoscono il pane e io non sono facile da riempire…
Torno in hotel…sono cotto.

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Tokyo interruptus…

12 Giugno. Ore due…..di notte
Luca ha sostituito il rospo con un tasso ringhiante e io le sto provando tutte ma proprio tutte pur di dormire qualche ora.

Ieri il mio pellegrinaggio “Tokiese” si è……giustamente interrotto perchè sono “finalmente”….. arrivati i materiali che aspettavamo e quindi abbiamo potuto iniziare a lavorare….( maledizione..)
Non credo che avrò più molto tempo a mia disposizione per visitare ancora questo meraviglioso pianeta che è il Giappone  ma ringrazio comunque il cielo per la possibilità che ho avuto in questi giorni.
Ovviamente, i miei racconti non finiranno, si perchè anche se il corpo ha smesso di girare, occhi e orecchie sono sempre vigili ed attente al mondo che mi circonda.

Ho scoperto ad esempio che qui ci sono tre tipi di scritture diverse:
Il kangi, che sono gli ideogrammi che siamo abituati ad interpretare come la tipica scrittura giapponese, che poi in verità sono originari della Cina e la conferma sta nel fatto che seppur le lingue siano completamente differenti, le scritture sono perfettamente uguali.
Il kataganà, che è la scrittura sillabica con la quale “traducono” le parole o i nomi stranieri. Alessio ad esempio oppure Basketball…
L’hiragana che è più o meno un alfabeto fonetico con i quali declinano verbi e sostantivi.
Questo almeno è quel poco che ho capito da una piacevole serata in compagnia del mio amico Rob che è quel ragazzo che il primo giorno al Kodokan mi ha introdotto alle regole locali.
Rob vive e lavora qui, parla un discreto giapponese ed è appassionato di Judo e della cultura nippon.
In verità mi ha raccontato molto più di questo ma forse a causa della repulsione che ho sempre provato per la grammatica di ogni…ogni, forse a causa delle due birre che avevo bevuto, questo è tutto ciò che ricordo…?

Il cibo mi sorprende ogni giorno, sto mangiando tutto quello che vedo, cercando di interpretarne gli ingredienti che a volte sono facilmente riconoscibili a volte un po indistinti ma devo ammetterlo, sempre molto buoni.
Stasera ho mangiato delle succulente polpette di formaggio, con polpo e altri sapori a me sconosciuti servite subun piatto di balsa sottile e molto leggero, poi preso dalla curiosità ( fame ) ho chiesto ( senza sspere di che si trattasse) quello che poi è risultato essere del prosciutto impanato e fritto, servito su ul letto di cicoria e così se i primi due giorni avevo subito una drastica dimunuizione della panza, ora invece guardandomi allo specchio mi accorgo che i fianchi stanno per superare le spalle in larghezza..
Ho cenato in piedi, in un locale vicino al mio hotel, una specie di fast food alla gispponese, pieno di gente chiassosa e ben vestita che si godeva ancora qualche ora di mondanità nel dopo lavoro.
Mi piace proprio qui. Sono tutti spontaneamente educati e molto gentili, ti ascoltano anche quando non ti capiscono s’inchinano e ti ringraziano per qualunque cosa, rispettano ciò che li circonda, le persone che incontrano e le regole sociali…in questo sono del tutto e per tutto simili a noooooo….vi stavo prendendo in giro……a noi non basterebbero altri diecimila anni per raggiungere il grado di cultura sociale e di educazione civica che hanno i Giapponesi….

Le ragazze portano tutte scarpe troppo larghe, usano zeppe enormi che però donano loro un aspetto sempre molto affascinante, cosa che invece non riscontro a casa e date le dimensioni sembrano tutte Topolina.
Gli scolari hanno tutti la divisa, gonnellino a quadotti grigio con le pence, camicietta bianca, gilet grigio e cappellino bianco “da pescatore” per le ragazze il tutto coordinato con scarpe nere e calzettoni (sempre neri) fin sotto al ginocchio.
I maschi hanno più o meno la stessa divisa ma senza gonna…???…si insomma loro portano i pantaloni.
Non mi sembrano troppo distanti da come li immaginavo, perchè se è vero che noi guardiamo tanti film americani che ci rappresentano, dandocene un idea lo stile di vita Usa, è altrettanto vero che siamo cresciuti con i cartoni giapponesi, Candy Candý, Lamù, Gigi la trottola, Lupin e le altre decine di personaggi che ci hanno avvicinato al Giappone molto più di quanto siamo consapevoli.

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Tokyo.
Venerdì 14 Giugno.
Udite udite, ore 6 del mattino.

Ieri sera un altro bell’allenamento al Kodokan dove ormai mi sento a casa, ho il mio armadietto, conosco le regole, saluto e vengo salutato con simpatia e cordialità.
Nelle prime due foto, si vede una sedia con alle spalle una foto di Jigoro Kano Shian, bhè quella è la “sua” sedia, quella sulla quale siede spiritualmente ogni giorno per assistere agli allenamenti dei suoi innumerevoli allievi, tra cui, sempre in modo simbolico  siamo tutti noi.
Durante l’Uchi Komi, l’ho già scritto, è vietato dare le spalle a quella sedia e di conseguenza all’immagine.. mi ha sorpreso e credo sorprenderà anche chi di voi è Judoka, sapere che la si può fotografare, anzi ti esortano a farlo, la illuminano e i vari Sensei sono sempre disposti a farsi a mettersi in posa, li potete vedere nelle altre foto.
Sono arrivato qui con mille dubbi, centomila domande e alcune perplessità ma non ho avuto nemmeno il bisogno di chiedere perchè in fondo qui è si un luogo mistico ( almeno per noi comuni Judoka mortali ) ma è anche e soprattutto una palestra di Judo, dove ci si allena, ci si sfoga e si da la libertà al cervello di staccare la spina e di non pensare, dimenticandosi che fuori c’è un mondo in continuo movimento, fatto salvo il fatto che adiacente al Kodokan c’è un enorme giostra immersa tra i palazzi ed il Tokyo Dome ( stadio del baseball, sport molto popolare qui ) e che le Montagne Russe di questa giostra corrono a poche decine di metri dalle finestre del Dojo principale ( 7° piano ) , questo fa si che ogni 5 minuti circa si senta il suono dei carrelli che sfrecciano sulle rotaie e le urla dei ragazzi che si divertono a cavalcarli.

Non ti giudicano qui. Ti guardano, ti osservano, non ci sono grandi interazioni, non nella parte di Tatami dedicata al randori almeno, si perchè in questa enorme palestra ci sono diverse sezioni.
C’è quella dedicata al randori appunto che occupa da un quarto a metà tatami, a seconda dell’orario, c’è la parte dedicata ai principianti, quella specifica per il Ne Waza ( lotta a terra) e qua e la si scorgono alcuni “specialisti” con i loro coach personali che provano qualcosa di nuovo.
Questo posto è immenso e non solo dal punto di vista fisico, pensate che al 5° e al 6° piano i Dojo che vi si trovano sono grandi come una “palestra grande” da noi, diciamo quasi un campo da basket ma è immenso anche dal punto di vista emozionale…bhè…almeno per me.

Il mio consiglio per chi ama il Judo è quello di venirci qui, di sentire la tensione della prima volta al Kodokan, di sentirsi spaesato ed impacciato all’inizio e scoprire poi che ogni qualvolta indossi il Judogi in realtà, sei a casa.

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Tokyo. 19 Giugno…5 del mattino…

Dormivo stanotte, dormivo di brutto dopo una giornata di quasi 12 ore lavorative ma….bhè…non posso scriverlo..

Tokyo è ancora sveglia, alcuni negozi sono aperti, c’è gente per strada, uomini d’affari ubriachi, ed è pieno di taxi.
Taxi che aspettano decine e decine (solo in questo quartiere) di uomini d’affari ubriachi, molto ubriachi, che escono dai locali notturni per soli uomin d’affari ubriachi.
Gli asettici e precisi Japan infatti di notte si trasformano in assetati ed assatanati Japan quasi come si liberassero della tensione del giorno appena passato e si preparassero a quello seguente.
Ho conosciuto un Australiano ieri che vive qui da quasi trent’anni e mi diceva la gente è troppo inquadrata, troppo precisa, li ha definiti :automa senz’anima” ed in effetti ( pur senza voler generalizzare) durante il giorno si avverte una sorta di dicotomia tra enorme senso del dovere misto al servilismo forzato in cui il saluto e la riverenza vengono ripetuti quasi allo strenuo e la parola “arigatò” (grazie) diventa un mantra perdendo un molto del suo significato originale ( forse la parola più utilizzata in assoluto) e la voglia di essere liberi, scevri da dogmi e regole costituite che di notte diventa l’unica vera regola.
Gli “automa” tornano ad essere esseri umani senzienti, pensanti, staccano il naso dai telefonini, al contrario di me che ormai di notte scrivo e basta …e sfogano le loro frustrazioni in sesso e alcol…

Vengo fermato ogni dieci metri dai ” buttadentro”, persone di varie nazionalità che mi propongono un locale piùttosto che un altro tutti uguali, sesso ed alcol, sesso ed alcol, sesso ed alcol, io rifiuto cordialmente perchè ce ne sono talmente tanti e le parole sesso ed alcol vengono ripetute così tanto che ho il terrore che se accettassi potrei, confondendomi, ordinare un “pene corretto” o una “tetta on the rocks”…… nei dieci metri che separano questi “buttadentro” poi, trovo almeno due o tre donne mi offrono massaggi con l’happy ending….l’happy ending per chi non lo sapesse è il momento in cui lasci loro ..50 euro…???…se va bene..ma di tette on the rocks ne prendi almeno un paio sicure…..sempre che poi a sorpresa non spunti il “pene corretto”….così, per si e per no rifiuto cordialmente anche le loro offerte….

Città viva, comunque serena, qui anche gli ubriachi hanno la loro dignità…

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Stasera ho calcato il Tatami del Kodokan insieme a ragazzi di varie Università, è a loro infatti che è dedicato il mercoledì.
Inoltre c’era Asahina la giovane campionessa del mondo degli oltre femminili…
Ho combattuto bene e alcuni Maestri si sono complimentati per la mia voglia di combattere nonostante l’età, non sanno che io mi diverto ne tantomeno che mi hanno reso felice con le loro lusinghe…
????…è il colmo….in Giappone sono forte a Judo…??

Credo sia la prima volta in assoluto che dico una cosa del genere: adoro questo Paese e i suoi abitanti e sono sincero se dico che potrei viverci.

..ma è tempo di tornare a casa…ciao Tokyo…

 

 

TARCENTO. Terza tappa del Trofeo Italia.

Si è tenuta un’altra bella gara Master Domenica 19 Maggio a Tarcento, gara valevole  per l’acquisizione dei Dan, per la qualificazione al Secondo Campionato Italiano  Master che si terrà a Torino il 14 e il 15 Dicembre, sia per la classifica valida per l’assegnazione del Trofeo Italia di cui questa gara era la Terza tappa.
Come di consueto alle gare Master, si è respirata, anche qui, un’aria di sana competizione mista alla convivialità che ci caratterizza in quanto “sportivi”, (mi si passi il termine riferito al Judo che come dice lo slogan è “more then a Sport” nda.), si è visto un buon Judo con diversi Ippon ed alcuni combattimenti risolti al Golden Score sintomo a parer mio, anche questo della grande competitività con cui ancora noi Master ancora approcciamo alle gare.

Ottima l’organizzazione curata dal Kuroki Tarcento, società che per altro è molto attiva sia al livello organizzativo  in Friuli Venezia Giulia che come presenze dei propri atleti alle competizioni Nazionali ed Internazionali non solo con i Master.

L’arbitraggio è stato generalmente di buon livello, non ci sono stati difatti grossi errori o sviste, anzi forse il regolamento è stato applicato in modo un po troppo rigido considerata la categoria ma i giudizi finali venivano ben ponderati anche grazie all’aiuto del Car System che è ormai quasi indispensabile ad ogni incontro.

Il prossimo appuntamento Master valevole per il Trofeo Italia sarà Massa Martana il 30 di Giugno, noi ci saremo e voi ??

 

Kurenai Sanshiro

Erano gli anni’70, la seconda metà ed io ero ancora un bambino, piccolo, biondo, robusto per la mia età, facevo nuoto, si perché la Sicilia, mia terra natia è circondata dall’acqua e Catania, la mia città è proprio sul mare, saper nuotare è fondamentale anche se vivi in montagna, figuriamoci su un isola.

Erano gli anni delle prime Tv a colori e noi eravamo fortunati, ne avevamo una in casa, una di quelle grandi come un piccolo frigorifero, con tasti grandi, otto per l’esattezza ed io in quanto componente più piccolo della famiglia ne ero il telecomando, “Alessio alza”, “Alessio abbassa”,” metti sul due”, “torna sul primo”, andò avanti così finché mio padre non si ingegnò col bastone della scopa che diventò così lo scettro del potere catodico e il mio ruolo fu limitato alla gestione del volume che essendo una manopola necessitava di una mano appunto.

Erano gli anni di Kurenai Sanshiro, altrimenti noto come Judo Boy, un Manga, un cartone animato di quegli anni dedicato al Judo. Era ovviamente l’idolo di noi cuccioli tra i primi fortunati spettatori di una cultura così  distante dalla nostra come quella giapponese che fece dei Manga il biglietto da visita per  presentarsi al mondo occidentale.

Antonio, mio amico e vicino di casa uscì un  giorno con uno strano completo addosso, qualcosa a metà tra un pigiama  ed un accappatoio,  legato in vita da una cintura di tela, ricordava il vestiario di Judo Boy se non fosse stato per il colore,  quello di Sanshiro infatti aveva la giacca rossa e i pantaloni bianchi, quello di Antonio era tutto bianco, non poteva essere lo stesso e poi da noi quello sport li non esisteva !!
Ma dopo qualche giorno mia madre mi disse che Antonio si era iscritto a Judo e l’invidia crebbe forte in me, insomma Sanshiro ed io avevamo molto in comune, io ero forte, agile, urlavo e saltavo giù dal letto con un sol balzo, a volte facevo addirittura le due cose contemporaneamente e, ne  ero certo di li a poco sarei anche riuscito ad indossare la mia “giacca” da Judo lanciandola in aria ed  infilandola al volo. Antonio era invece tarchiato e cicciottello, non poteva essere lui Sanshiro, dovevo iscrivermi a Judo.

Fu così che nel 1977 iniziò la mia avventura presso il Judo club Mifune (sezione distaccata della più blasonata Koizumi Catania) del Maestro Francesco “Ciccio” Bonaccorsi il quale mi trasmise le basi e al quale devo la “strada”, la “via” (DO) che seppur con qualche deviazione ho percorso fin qui.

Qualche anno dopo la mia vita venne stravolta. Ci trasferimmo su al Nord io e mia madre, a migliaia di Chilometri di distanza da  quello che fino ad allora era stato il mio mondo, da tutto ciò che conoscevo e che  amavo, lontano da tutto, da tutti ma il Judo ormai lo avevo dentro e così,  per dare un senso di continuità a ciò che per me ancora bambino un senso non lo aveva, ripresi subito a praticare, qui, al nord.
Lo avevo nel corpo, lo avevo nella mente. Ero piccolo ma sapevo che  stavo facendo qualcosa di grande.

Poi però arrivarono l’adolescenza e la giovinezza, con tutto ciò che si  portano dietro, le prime ragazze, i concerti le esperienze, l’irrequietezza. E poi  il militare, gli amici,  i Sabato sera, la voglia di uscire contrapposta al sacrificio di alzarsi presto la Domenica per fare le gare, la voglia di stare con gli amici anzi che allenarmi.
Mi allontanai, mi distrassi, mi persi, persi la “via”.
Passarono gli anni,  due, cinque e poi dieci e poi quindici e il Judo continuava a mancarmi, volevo ricominciare, volevo riprendere quello Sport che chiunque lo pratichi sa che solo uno Sport non è!

Ma la vita, il lavoro,la casa…

Mi accorsi  così che ero alle soglie dei quarant’anni e che avevo perso il treno, “alla mia età non posso più combattere mi dicevo”.  Si perché nel Judo a trent’anni non ti fanno più combattere.
E così la Boxe, la Kick Boxing, il Krav Maga. Niente ! Niente a che vedere col  Judo, dovevo rientrare.

Tornai nella  mia vecchia palestra, Il Judo Kiai di Portogruaro del Maestro Marco Dotta e venni accolto come il figliol prodigo. Anche il  mio fisico reagì bene nonostante lo avessi maltrattato nel corso degli anni, ero ancora forte, certo  non più  agile e scattante come a vent’anni e i miei balzi felini si erano semplicemente trasformati in balzi suini, dovevo lavorarci un po ma ero ancora forte.

Rientrando nel circuito sentii parlare dell’esistenza di una nuova categoria, quella dei Master, quella di chi sa che l’età è solo un numero su un pezzo di carta, quella di chi ha ancora la voglia di mettersi in gioco, di combattere e di dimostrare a stessi, prima ancora che agli altri, di esserci, di  non arrendersi e di non cercare scuse.
Quelli con lo scotch sulle dita lussate e le ginocchiere, quelli con i capelli bianchi se fortunati e quelli che i capelli sono solo un ricordo, quelli che andavano figli a combattere ed ora portano i figli ed in alcuni casi anche i nipoti a vederli combattere, quella di chi senza occhiali non riescono a leggere le Pool.
Il circuito Master è un circuito completo, trofei, campionati Nazionali, Internazionali, campionati Europei, Mondiali. tutto il pacchetto insomma.
Potevo tornare a combattere, potevo tornare ad essere Sanshiro,  Judo Boy o meglio Judo Man in questo caso.

E’ a dir poco sorprendente se non incredibile vedere uomini e donne dai trenta ai sessantacinque anni (e più) combattere, urlare, cadere  e rotolarsi a terra, rialzarsi, stringersi la mano, complimentarsi l’un l’altro e poi sincerarsi  delle condizioni del proprio avversario, si perché anche in questo i Master sono straordinari.
Siamo  competitivi e grintosi come  ragazzini ma l’età  ci ha reso maturi e così ci si trova prima e dopo a bordo Tatami a parlare del più e del meno, della famiglia, del lavoro,   della vita. Con sincerità, con  affetto.
Rivali, invincibili Samurai in lotta per la vita sul campo di gara, Alessio, Cristiana, Francesco, Ylenia, Luca, Valerio, Rosanna, Giampaolo e tutti gli altri, fuori, a raccontarsela, magari davanti ad un panino ed una birra, tutti uniti da un unica  grande passione.

Il JUDO !!

 

Alessio Sanshiro.

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